Stefano Grasso
Batteria, Laboratori per bambini, Teoria e Percezione Ritmica

Chi è Stefano Grasso
Stefano (Milano, 1992) inizia il suo approccio alla musica verso le elementari, studiando pianoforte con vari insegnanti, ma non riuscendo mai ad instaurare un rapporto profondo con lo strumento. Decide quindi a 11 anni per protesta di provare a suonare la batteria, anche per prendere il posto vacante di batterista con quella che sarebbe stata la sua band di scuole medie e superiori. Cresce ascoltando i gruppi rock che gli passa il fratello mentre e si avvicina sempre più al jazz, genere che da sempre girava in casa, ma che mai aveva pensato si potesse pensare di suonarlo. Scopre in questo modo che batteria e pianoforte non sono così lontani.
Ad oggi lavora stabilmente con progetti di vari ambiti musicali (tra i quali The TAAN Trio, Deaf Kaki Chumpy, Pulsar Ensemble, The Dolhpians, Raffaele Kohler Swing Band, Goodbye Kings, Mario Forte’s Zuzzu, Francesco Zago, Claudio Fasoli) e con parte di questi prende parte come esecutore a più di venti incisioni discografiche edite da etichette italiane (Felmay, Emme Records, La Stanza Nascosta, Setola di Maiale, Deep Voice Records) e straniere (Chant Records, Ravello Records, AUT Records).
La sua attività concertistica lo porta a suonare in vari club e festival in Italia ed Europa.
Lavora inoltre come autore di musica per danza e teatro (Un po’ di più, Una vita a matita, Prometeo?).
Diplomato in Lingue e Letterature straniere all’Università Statale di Milano (2015), si diploma a pieni voti in Strumenti a Percussione presso la Scuola Civica Abbado di Milano (2019) sotto la guida dei M° Cristiano Pirola e Bruno Frumento.
Attualmente frequenta il biennio in Strumenti a Percussioni presso il Conservatorio Verdi di Milano con i M° Andrea Dulbecco e Andrea Pestalozza.
Negli anni ha modo di approfondire a più riprese lo studio della batteria con Maestri e musicisti che stima enormemente, quali Giorgio di Tullio, Jim Black, Tiziano Tononi, Alberto Pederneschi.
Conosciamo meglio Stefano facendogli qualche domanda.
Raccontaci il tuo primo ricordo sulla musica
Il mio primo ricordo è svegliarmi all’asilo sentendo il suono dei tasti del pianoforte elettrico che avevamo in casa, alzarmi, uscire dalla cameretta e trovare mio papà che studia con le cuffie. Insomma, il vero suono percussivo del pianoforte!
Il brano che ti ha fatto avvicinare alla musica o al tuo strumento?
Non riconoscerei un brano più di altri, quanto piuttosto certamente un documentario su Thelonious Monk che ci fece vedere alle medie il nostro insegnante di musica. Oltre che, verso la fine delle elementari, uno dei miei ultimi insegnanti di pianoforte (il sassofonista Massimo Falascone) mi insegnò Blue Monk, brano di Monk appunto, che è stato forse il primo brano che mi ha dato soddisfazioni suonandolo. Quindi devo molto a Thelonious, in generale.
Quando hai scelto di fare della musica la tua professione?
Verso la fine delle superiori, anche se devo ammettere che non l’ho mai presa troppo di punta, e ho più lasciato le cose andassero da sè. E’ diventata la mia professione e non potrei chiedere di più.
Cosa ti piace di più dell’insegnamento?
Cosa consiglieresti a chi vuole approcciarsi alla musica?
Suona con gli amici/le amiche, stai con persone che ti fanno stare bene e divertiti. Sii curioso e cerca stimoli in te e in ciò che ti circonda.
I cinque dischi che hanno cambiato la tua vita:


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