Simone Massaron

chitarra jazz, band coach, musica d’insieme , improvvisazione.

Chi è Simone Massaron

Sono nato a Milano nel 1971.

Ho iniziato a studiare il pianoforte con mio padre Sergio, direttore d’orchestra. Nei primi 16 anni della mia vita ho suonato diversi strumenti (piano, chitarra, basso, batteria) in varie band locali, creandomi un background polistrumentale che ha influenzato il mio modo di suonare e concepire la chitarra. A partire dai 16 anni mi sono dedicato esclusivamente alla chitarra e al jazz, studiando con Massimo Minardi e Roberto Cecchetto e partecipando a masterclass con Pat Metheny, Bill Frisell e Mick Goodrick.
Da più di vent’anni mi dedico con passione ed energia anche all’insegnamento della chitarra.
Il mio stile allo strumento mostra il mio eclettismo e la mia tendenza a passare con facilità attraverso i generi, come l’improvvisazione radicale, il free avant-garde, il live looping ma anche il pre-war blues e la rimusicazione del cinema muto.
Amo la chitarra in tutte le sue forme. Ho sempre sperimentato direttamente sulla struttura dello strumento (sono diplomato in liuteria), ho approcciato e modificato varie tipologie di strumenti passando anche attraverso la chitarra fretless, e porto avanti la mia ricerca ogni giorno.
Ho avuto il piacere di collaborare con Marc Ribot, Elliott Sharp, Nels Cline, Carla Bozulich, Tiziana Ghiglioni, Jamaaladeen Tacuma, Rob Mazurek, Peter Evans, Gianluca Petrella, Steve Piccolo, Gak Sato, Leena Conquest, Xabier Iriondo, Giovanni Maier, Tiziano Tononi, Daniele Cavallanti, Jenny Scheinman, Zeno de Rossi, Massimo Pupillo, Giulio Corini, Piero Bittolo Bon, Craig Green, Scott Amendola e molti altri.

Sito web di Simone Massaron 

Conosciamo meglio Simone facendogli qualche domanda.

Raccontaci il tuo primo ricordo sulla musica

Avevo 4 anni e mio padre, che era un direttore d’orchestra mi mise al piano cercando di farmi suonare qualcosa e io gli chiesi una cosa del tipo: “Cosa suono?” e lui mi rispose “Immaginati una storia, magari di indiani e cowboy e suona quello che ti viene”. Credo questo sia stato il mio fortunatissimo approccio all’improvvisazione e alla musica. Misi le mani sulla tastiera, principalmente a caso, e suonai quello che immaginavo della storia. Non smetterò mai di ringraziare mio padre per avermi dato un input così importante.

 Il brano che ti ha fatto avvicinare alla musica o al tuo strumento?

Whatever you want degli Status Quo.

Quando hai scelto di fare della musica la tua professione?

Credo di non aver mai avuto dubbi sul fatto che suonare sarebbe stato il mio mestiere “da grande”.

Da piccolo volevo anche fare il progettista di automobili da corsa e riempivo la casa di disegni improbabili, ma intorno a nove/dieci anni seppi che quella sarebbe stata la mia strada.

 Cosa ti piace di più dell’insegnamento?

Insegnare è una delle cose che mi piace fare di più. Credo sia un grande strumento di crescita sia umano che musicale. Ogni ora è una nuova avventura che ti obbliga a metterti in discussione, a migliorare il tuo metodo. Inoltre la componente umana è uno degli aspetti che più mi appaga perché il contesto della lezione è un mezzo di comunicazione diretto tra te e la persona che hai di fronte.

 Cosa consiglieresti a chi vuole approcciarsi alla musica?

Principalmente di divertirsi suonando, di applicarsi per la gioia di crescere attraverso la musica. Non scoraggiarsi mai ma, al contrario vivere ogni ostacolo e ogni fallimento come una delle tante facce del suonare. Consiglio di suonare con gli altri il più possibile e di fare pratica di improvvisazione tutti i giorni.

 I cinque dischi che hanno cambiato la tua vita:

“Barney Kessel plays Carmen” di Barney Kessel.
“Ballads” di Derek Bailey
“80/81” di Pat Metheny
“Cosmo’s Factory” dei Creedence Clearwater Revival
“Alchemy” dei Dire Straits

Simone Massaron insegna il mercoledì e il giovedì.
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